Sangue e polvere

Sangue e polvere

Sono i Gladiatori, grandi protagonisti della prima grande mostra-evento in regime di semilibertà pandemica.
Erano i doli delle folle, bramati dalle donne e protagonisti di storiche ribellioni: furono baciati da una fama che già alla loro epoca varcò i confini delle arene. Però, bisogna sempre distinguere come si fa tra calciatori famosi e semplici gregari. Le star, anche allora, erano molto amate dal pubblico e potevano all'occorrenza trasformarsi in call boy o gigolò assai richiesti con cui consumare un'avventura. Verso di loro i lanisti (proprietari delle palestre/manager) avevano particolari attenzioni, sia per quello che riguardava l'alimentazione che per l'organizzazione degli incontri, incontri che talvolta potevano essere truccati come nel wrestling. La vita dei gregari era, invece, tutt'altra cosa: vivevano come reclusi nella ludus, palestra-caserma dove si allenavano, mangiavano, venivano all'occorrenza curati. Di fatto vere prigioni: ultimo rifugio, in molti casi, di «gladiatori per forza», schiavi o ex soldati che non avevano fatto carriera ma si erano fatti comunque notare per la loro prestanza fisica.
Un universo non molto diverso da quello di tanti peplum (i film storici in costume e a basso costo girati a Cinecittà), di Quo Vadis (1951), di Ben Hur (1959). Ma i gladiatori del Mann sembrano particolarmente vicini allo Spartacus (1960) di Kirk Douglas nel film di Stanley Kubrick perché si svolge in parte a Santa Maria Capua Vetere, da cui arrivano molti reperti in mostra sia perché Spartacus è uno schiavo della Tracia, un uomo lontano dalla sua terra, simbolo perfetto delle sofferenze che pativano i gladiatori. Categoria nata con tutta probabilità in occasione dei giochi funebri che si organizzavano in morte degli eroi guerrieri, ma di cui si ha testimonianza anche tra gli Etruschi e nelle popolazioni sannite.
A raccontare tutti i loro segreti sono 160 reperti e sei le sezioni dedicate. Dal funerale degli eroi al duello per i defunti; Le armi dei Gladiatori con elmi, scudi, schinieri, spallacci, cuspidi di lancia, pugnali della collezione del Mann, la più celebre dell’antichità ritrovata a Pompei nel Settecento; spesso in prestito, di rado nel suo insieme all'Archeologico, ispirò anche il film Il gladiatore di Ridley Scott e con Russel Crowe. Il suo doppiatore, Luca Ward, è non a caso la voce narrante del video ufficiale della mostra con la regia di Lucio Fiorentino. A impreziosire il tutto un'opera di De Chirico, Gladiatori e arbitro III (1931). Altre sezioni: Dalla caccia mitica alle venationes, Vita da Gladiatori, I Gladiatori «da per tutto» e Gli Anfiteatri della Campania raccontati anche in video. Qui la novità è che per la prima volta, grazie a un progetto di Altair 4 Multimedia, sono stati ricostruiti gli affreschi dell'Anfiteatro di Pompei. Troviamo poi plastici dei quello di Santa Maria Capua Vetere da cui vengono l'Afrodite vincitrice ed il busto di Psiche. E ancora un prototipo di «ascensori» dell'Anfiteatro di Pozzuoli che serviva per trasportare le fiere dai sotterranei.

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