Emoji artistici
Se siete felici o tristi basta un click. Ironici, iconici e persino griffati, gli emoji sono la lingua (riconosciuta) dei nostri tempi. E adesso hanno anche il loro posto nella storia.
Il set originale, di 176, è stato acquisito dal Moma di New York. A crearli era stata, nel 1999, la compagnia telefonica giapponese Nippon Telegraph and Telephone, che li ha regalati al museo. Non stupisce: sia perché i
giapponesi, che usano due alfabeti fonetici, oltre agli ideogrammi, hanno avuto il problema di sintetizzare la loro scrittura sui device elettronici, sia perché hanno una particolare familiarità con i simboli. Il loro stesso nome è giapponese: da "e" (immagine) più "moji" (carattere scritto). Precisazione necessaria: emoji ed emoticon non coincidono. I secondi sono solo le faccine che esprimono uno stato d’animo.
Ci sono voluti 11 anni perché fossero tradotti nello standard Unicode e assumessero, quindi, una valenza universale: così, adesso, ovunque siate e qualsiasi sia il produttore del vostro telefono, i simboli appaiono sul vostro smartphone nella stessa maniera. Oggi, visto il loro continuo utilizzo, sono personalizzabili e alcuni sono già pezzi da collezione.
Il numero degli emoji è di oltre 1.500, si trovano tutti sul sito www.unicode.org e gli ultimi 72, sono entrati nel 2016. Nonostante il loro fiorire, tendiamo a usare sempre gli stessi: trionfano gli emoticon con sorrisi e cuoricini, mentre, tra gli ultimi cinque emoji, ci sono la cabinovia e, ultimo davvero, il controllo doganale. Riusciremo più farne a meno?