Make up Pompei

Make up Pompei

Una rassegna delle «armi» estetiche del mondo femminile di qualche millennio fa, sorprendentemente in sintonia con la moderna sensibilità (talvolta ossessione) per l'immagine e il messaggio tutto esteriore del nostro corpo.
«Venustas. Grazia e bellezza a Pompei» , aperta al pubblico alla Palestra grande (portico orientale) degli scavi di Pompei fino a gennaio, mette in mostra circa 300 reperti rinvenuti nei vari siti del vesuviano. Trucchi, creme e bagni profumati, con il corollario dei più raffinati gioielli, inseguendo un ideale di perfezione del prototipo di donna che cerchiamo di immaginare aggirandoci tra gli antichi oggetti per la cura del corpo e dell'eleganza esposti.
«Il titolo Venustas - spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna - è un termine con il quale si indicava la bellezza, la grazia, l'eleganza, il decoro ma anche la gioia, riflette la pluralità di temi toccati in questa mostra e indica come gli stessi gioielli siano analizzati da diversi punti di vista. L'itinerario parte dalla sfera del sacro fino ai reperti per la cura del corpo, alle ricche parure di gioielli, e agli amuleti, che rivelano pratiche mediche che sconfinano nei riti magici».
Si parte dal villaggio protostorico di Longola Poggiomarino (dal XV al VII secolo avanti Cristo) con la collezione di spilloni in osso, ambra e bronzo, e di amuleti contro la malasorte. Seguono gli oggetti legati alla cosmesi e all'ornamento rinvenuti nelle tombe femminili che accompagnavano la defunta nell'aldilà.
L'estetica, ma anche l'igiene, nel primo secolo dopo cristo raggiunse il suo apice e lo scopriamo nei particolari: le pinzette, i bastoncini in bronzo e osso per pulire le orecchie ancora ben conservati, oltre ai ricchi set da bagno delle donne, come i contenitori in osso e bronzo per creme e trucchi, addirittura le spatole e i cucchiaini per amalgamare e spalmare le sostanze cosmetiche.
Raggiunta la purezza del corpo, ci si poteva dedicare agli ornamenti. Seducenti bracciali in oro con teste di serpente, anelli, orecchini, originali collane che oggi definiremmo vintage. «Tra i bellissimi esemplari di oro - racconta Osanna - ve ne sono alcuni ritrovati sul corpo delle vittime, come l'armilla di una donna rinvenuta nella Casa del bracciale d'oro, o quella con la scritta "Dominus ancillae sua" (Il padrone alla sua schiava) da Moregine, alla periferia meridionale di Pompei».

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